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Patagonia 2008/09 (Cile e Argentina)

Partenza da Coiahique ed arrivo a Puerto Natales. Km 740 – dislivello mt. 11051  - n. 10 tappe.
Il Raid attraversa Cile ed Argentina con panorami molto diversi tra loro quali i grandi laghi (J.Carreras, Argentino, Toro, Montt, Grey), la Pampa Alta Argentina, i ghiacciai (Perito Moreno, Grey), le Ande che raggiungono il loro culmine al massiccio delle Torri e Cuernos del Paine. Con una costante, il vento sempre presente.
Organizzazione a cura di “Projecting Adventure Cyclism” www.pa-cyclism.com.
Realizzato in DIC2008-GEN2009.

Il massiccio del Paine

Scarica i file con tutte le informazioni:

  1. Informazioni tecniche – logistiche - turistiche
  2. Cartina percorso
  3. Tabella km e dislivelli
  4. il Racconto

Galleria Immagini

Lago J.Carreras
Lago in secca
Verso Lago Posadas
Cuevas de Las Manos
Pampa Alta argentina
Il vento che sposta...
... entrata nella tempesta di sabbia...
...ci siamo dentro!
E' passata, la tempesta è sullo sfondo
Ghiacciaio Perito Moreno
Perito Moreno
Perito Moreno
Gauchi e "lana Merinos"
Massiccio del Paine
Fioritura sotto i Cuenos del Paine
Il vento che "pettina" le piante
Lago Montt e massiccio del Paine
Nel Parco del Paine
Il Gruppo nel Parco del Paine
Il lago Grey e l'omonimo ghiacciaio
Iceberg al lago Grey
Luna sul Paine
Guanaco
Fenicotteri
Il vento "dipinge" le nuvole
L'arrivo
Ghiacciaio Hielo Sur













































































... il giorno dopo (commenti)

24 Ott 2007. Imilchil – Marocco.
Cosa c’entra? C’entra, eccome.
Tutto è nato lì, dopo una divertente serata di stretching io e Maraz “incantoniamo” Willy con una carta geografica della Patagonia. Subito sembrava impossibile, troppo stretti i tempi da noi imposti, troppi i km da fare per vedere qualcosa secondo Willy. Torniamo a casa ed a novembre riprovo, mi faccio mandare la scheda tecnica del Viaggio.
Provo un po’ di taglio e cucito ed a dicembre richiamo Willy: “allora ci porti in Patagonia?” Passano tre mesi di tira e molla fino a che a febbraio 2008 ci incontriamo e ci presenta il Viaggio.
OK si fa. Quasi un anno di preparativi e si parte. I commenti su come è andata a finire li leggerete qui sotto ma una cosa la volevo spendere: da dove parti per ringraziare chi ci ha permesso di vivere questo Sogno?
Non lo so, e nemmeno ci provo, ti basti sapere comunque, Willy, che il Grazie viene dal profondo di tutti noi per una Avventura che è stata, e sarà, indimenticabile.
Grazie Willy. Grazie Progetto Avventura.
                                                                                                                                                                                                        Pabli

Pabli
Adesso ho capito. Ho capito perché chi è abile di penna al ritorno dalla Patagonia ci scrive un libro. Ma per me che non sono scrittore non è facile mettere su carta quanto la mia mente ha vissuto intensamente questi giorni. La Patagonia è un territorio di una bellezza assoluta, all’estremo del mondo, ed esso stesso è estremo, in tutto. Nei colori, saturi, del cielo, delle stelle, dei fiumi, dei laghi, dei ghiacciai (il blu del Perito Moreno non è raccontabile, bisogna esserci per vederlo, per sentirlo, perché è si meraviglioso, ma in più lui parla, è vivo, scricchiola, si spacca e rimbomba nell’acqua). E’ estremo nelle distanze, nella natura dove si vede e si vive il ciclo inesorabile della vita intatto dall’opera dell’uomo, e nel vento, il vero padrone assoluto.

Qui il vento non tira, ma esiste, è un entità invisibile, è vivo, ti avvolge, e se non è dietro di te a spingerti non capisci da dove arriva, di fianco di sopra di sotto davanti, ovunque, quasi in certi momenti ti toglie il respiro, ti strapazza come se fossi una foglia oppure ti sbatte in terra (come è capitato). Lui comanda e quando non c’è forse ti manca. E’ una natura portata all’estremo delle proprie possibilità e così anche tu che in punta di piedi ne entri a far parte vieni spinto al massimo dei tuoi limiti, che certamente non conosci fino a che non li metti alla prova. Ma quello che colpisce è che pur non essendo una terra mistica, quando ti trovi li, incantato da tanta bellezza, ti sembra di venire rivoltato come un calzino, tirandoti fuori emozioni e sensazioni che difficilmente riesci a trovare a casa. E così i pensieri volano, volano in alto, a chi ti sta guardando dall’alto, pensando chissà, se fosse qui, ma forse in fondo anche lui sta vedendo tutta questa meraviglia, di notte, un lago, la luna che si specchia, le Torri del Paine a riempire il quadro… e non vorresti più venir via.

E’ stata una esperienza unica, dove luoghi e persone, tutte, dai biker agli accompagnatori, dagli organizzatori alle guide cilene, si sono fuse in un amalgama che mi hanno fatto assaporare il grande gusto di Viaggiare.
Mi hanno detto: “non raccontarmi niente, lo vedo già dagli occhi”!
Una Avventura così è un treno in corsa, rimanere in stazione, pur potendolo prendere, è un peccato. 

Bob
“La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli.
La maggior parte degli uomini però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli.”

E’ difficile parlare di Patagonia ... forse perché è difficile parlare di sé stessi. Ho 50 anni e una gran voglia di “viaggiare”. Mi attirano i percorsi sconosciuti. Mi piace abbandonare la routine alla ricerca di sensazioni nuove o dimenticate. Mi affascina studiare le mie reazioni e quelle di chi, insieme a me, si abbandona all’avventura. Adoro far muovere la mente. Parto con il mio bagaglio di problemi, con la mia storia, con i miei affetti e mi ritrovo a leggere queste esperienze in modo unico e positivo.

Quello ai confini del mondo è stato un viaggio veramente speciale. Ciò che resta, oggi, è un profondo senso di “nostalgia”. Non è tristezza, ma la consapevolezza di aver sperimentato l’essenziale: ciò che era all’origine del mondo, che la civiltà ormai ci nasconde, probabilmente ciò che è all’origine di ognuno di noi. Probabilmente non tornerò più in questi luoghi. Durante il viaggio, questa consapevolezza ha portato ad aumentare il mio livello d’attenzione e a vivere ogni momento come se fosse l’ultimo: è stata un’esperienza indimenticabile!

Ho goduto nel riconoscere la forza ancestrale dell’acqua gelida, che disseta e ti lava rigenerando i muscoli. Nel lasciarmi rapire dal fuoco, che scalda il corpo ma soprattutto il cuore. Nell’ammirare il cielo, l’eterna alternanza degli astri, le nuvole perennemente trascinate dal vento. Del mio stupore davanti ad imponenti ghiacciai o inquietanti disegni preistorici. Ho goduto di ogni panorama e ho assimilato questi immensi spazi deserti per poterli ritrovare dentro di me quando il frastuono del mondo civile mi negherà un po’ di silenzio.
Ho goduto nel pedalare e nel vivere in modo spartano. E’ un’esperienza che ti consente di assimilare il contesto e sentirti parte di esso. Ho goduto della compagnia e della gioia di ridere, una terapia troppo spesso dimenticata. Ho goduto nel trovare un po’ di me stesso e del mio passato. Un passato fatto di presenze, un tempo umane, che nel vento hanno trovato un veicolo con cui farsi sentire e comunicare. Presenze che non potrebbero aver scelto un posto migliore per continuare il loro viaggio.

Rileggo e mi rendo conto di aver scritto un resoconto piuttosto banale. Non vi ho detto nulla del Perito Moreno, della Pampa argentina, della Cueva de las Manos, delle Torri del Paine, dei laghi, dei deserti e di tutti gli angoli di paradiso che questa terra può regalare. Vi posso assicurare che la forza di questi luoghi si è trasformata in emozioni uniche: un momento privilegiato per ritrovarsi e di conoscersi nell’intimo. Sicuramente “l’equilibrio” della Patagonia è in ognuno di noi .... basta cercarlo!

Jack
Ragazzi non ci crederete ma questa notte cercavo ancora la cerniera del mio sacco a pelo e il mio materassino in dotazione...
Non riesco ancora a riprendermi mi scorrono velocemente tutte le cartoline dei paesaggi visti, i momenti trascorsi insieme, quelle lunghe pedalate solitarie controvento che alla fine della giornata ti lasciano spossato ma incredibilmente pieno di una carica interna mai provata, i sorrisi dei ragazzi Cileni sempre pronti a salutarti con il pollice alzato ad ogni loro sorpasso con i mezzi, la luce negli occhi di Willy compiaciuto nel vederci felici anche nei momenti difficili, infine lo sguardo di mio cognato Paolo contento come quello  di un bambino, che gioca per la prima volta sulla sabbia di una bellissima spiaggia, solamente che la spiaggia era sostituita da una tempesta di polvere e arena...

Difficilmente mi dimenticherò di questo viaggio/esperienza, ad oggi sono ancora emotivamente immerso in queste terre sconfinate, ma con una grande consapevolezza di essere ritornato con tantissima energia positiva.

P.S. WILLY, ieri nel parlare con alcuni colleghi /collaboratori ho utilizzato il motto " una pedalata alla volta, non chiedetemi mai come sarà la tappa di domani"....... mi hanno guardato un pò esterefatti.....

"Eppure il vento soffia ancora.........e sussurra canzoni tra le foglie, bacia i fiori li bacia ma non li coglie, eppure sfiora le campagne accarezza sui fianchi le montagne e scompiglia le donne fra i capelli corre a gara in volo con gli uccelli" P.BERTOLI

Rasty
Oggi ho riguardato e riletto alcune riviste che avevo acquistato per documentarmi sul viaggio. L'ho fatto con lo scopo di capire se rileggendole qualcosa era cambiato nel mio stato d'animo rispetto a quello che provavo nello sfogliarle prima della partenza. Ovviamente la risposta è scontata, il grafico delle emozioni si impennava alla grande. C'è stata però un pezzo che mi ha dato una particolare emozione nel rileggerlo.....
"Per esperienza vi avverto: un viaggio in Patagonia, che ci andiate per scalare montagne, per navigare in canoa, per cercare orchidee, andare a pesca o a cavallo (...o in MTB aggiungo io), può essere pericoloso. Intendiamoci: i personaggi banditeschi non esistono più ecc.........Ma il pericolo è di natura sfuggente, è un pò come incontrare una persona per caso, innamorarsene poco a poco, e rimanere intrappolati per sempre. Insomma, è una cosa un pò magica".

Per questo ci tengo a ringraziare chi mi ha dato la possibilità di intraprendere ed aiutato a fare questa "..cosa un pò magica". Quel 'Rambo-edonista' di Willy di 'Progetto avventura' per la carica energetica ed emotiva che sa dare. I 'rompi-cocones' dei miei soci "Tenaci" che col loro spirito di gruppo riescono sempre a darmi forza e convinzione per far diventare semplice ed emozionante qualsiasi cosa. Gli altri compagni di avventura; il quasi 'Tenace' Sandro (Serpe), il veterinario-filosofo Felice (Pisco), il pensieroso Paolo (Vettorello) e la "Paola Pezzo" Elena (Dondolina), che con la loro disponibilità ed il loro spirito di aggregazione sono sembrati compagni di lunga data. I ragazzi cileni, Flaco, Tomatito, Pancho e Maximo per la loro disponibilità, simpatia ed allegria. E per ultimi ma non ultimi i carabineiros chileni di quel posto di frontiera sperduto fra Cile ed Argentina che mi hanno dato la possibilità di trascorrere uno dei più imprevedibili ed impensabili ultimo giorno dell'anno.

Elena
"La vita e' cio' che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Cio' che vediamo non e' cio' che vediamo ma cio' che siamo"(Fernando Pessoa)
A Giusy, Pabli, Caste, Jack, Paolo Vettorello, Paolo Bressanone, Maraz, Pisco, Sandro, Bob, Rasty, Willy e all'immensita' della Patagonia... grazie di cuore per aver reso questo viaggio indimenticabile!
Buona vita a tutti voi e un abbraccio forte come il vento Patagone... Nella speranza di rivedervi presto

Maraz
. . . e quindi? 
Ho deciso molti anni fa di smettere perchè avevo capito che era un'impresa vana. Non riuscivo a trasmettere le emozioni che provavo appeso alla vela del parapendio. La sensazione della mano amica del vento che ti sorregge, di guida, obbliga o suggerisce quella direzione. Ancora oggi, a diversi lustri di distanza, non ho perso l'abitudine di volgere lo sguardo al filo di erba o alla foglia per vedere dove lui, Il Vento, ha deciso di piegarla. Mai nemico Il Vento, nemmeno alla fin del mundo.

In quella fine del mondo dove noi, fili d'erba, complici delle sue bizzarre metamorfosi restavamo piegati quando picchiava forte sul naso e umiliati quando con una pacca sulla spalla ci faceva correre a quasi 40 orari senza pedalare.Mi manca molto quella lotta impari quanto le "famiglie" con cui ho pedalato. Forse sbaglio, non mi mancano, non mi manca niente. .  mi manca qualcosa se so che non potrò riaverla, e questo non è il caso.

Ho avuto modo di esprimere a un compagno di viaggio che dopo il ritorno, a volte, mi trovo a guardare un documentario dove irrompono spazi infiniti e mi accorgo di non essere davanti alla televisione ma ancora in sella a pedalare. E' il viaggio più lungo che abbia mai fatto e del quale meno riesco a descrivere. Non mi preoccupo, ho sentito che è una difficoltà comune ad altri.
Willy, aspettiamo la fine del giro per fare un bilancio? Così dicevi.  Temo dovrò aspettare tanti lustri. . . .
Un grazie a chi sulla fine della tappa al lago Posada ha saputo farmi uno dei regali più grandi, mi ha fatto guardare dentro.

Caste
Un attimo di attenzione! Farò tardi questa sera. A dispetto di quanto ho raccontato alla mia donna non tornerò a casa a un’ora decente. Rileggendo qualcuno dei vostri racconti, sono ammirato di aver pedalato con così degne persone. Pedalare assieme è un concetto esteso per me, ma io ho pedalato assieme voi anche quando voi non eravate al mio fianco. Si, perché quando la strada picchia io trattengo il fiato e mi tuffo,  se invece la strada s’impenna respiro piano per arrivare in fondo. Non lascio spazio a tanta conversazione. Se poi penso a ciò che stavo vedendo, ero spesso senza parole. Ciò nonostante, giurerei che ho parlato anche troppo. Lo dimostra il fatto che sono tornato azzerato, di ciò che sapevo prima della partenza ricordo solo le cose veramente importanti: chi sono, chi amo, dove vivo, cosa mi piace. L’essenziale!

Quando mi chiedo, dove posso aver perso tutti quei dettagli che mi colmavano i giorni prima del viaggio, non ho una risposta vera. Forse li ho persi a poco a poco, rapiti da vento che ogni giorno abbiamo incontrato sulla nostra rotta. O forse li persi in qualche ruscello o sotto qualche doccia, quando è andata bene, mescolati con la polvere che assieme al vento navigava con noi in quei grandi spazi. Credo però, che la maggior parte sia rimasta là, nei grandi spazi. Così grandi che quando li guardavo, mi rendevo conto che non sarei mai stato in grado di fotografarli, che con le parole non sarei riuscito a spiegare come ci sente di fronte all’immenso. Tutto, laggiù, mi è sembrato di una taglia superiore. Anch’io, a confronto di tale grandezza, mi sono sentito parte dell’immenso, e reciprocamente l’ho sentito parte di me. Credo di aver abbandonato quei dettagli in qualche sperduto angolo nell’immenso spazio che c’era in me e nella Patagonia.

Ci ho messo tutto il viaggio a svuotarmi di quelle quisquilie e spero di metterci almeno altrettanto tempo per colmarmi nuovamente poiché anche se qui mi sembrano così importanti, là non mi servivano proprio a niente.
Prima che gli abituali ritmi della vita mi velino i ricordi di certe emozioni, vorrei ringraziare chi ha condiviso con me il viaggio, e chi ha pazientemente aspettato il nostro ritorno.
Willy, cortesemente ringrazia la tua squadra per il lavoro che ha svolto e la compagnia che ci ha tenuto.