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Mongolia 2011


Partenza da Dalandzadgad arrivo a Karakorum - Km 633 – dislivello mt. 6649  - n. 9 tappe.
Da sud verso nord, dal deserto dei Gobi alle montagne dove per metà raid si viaggia sempre tra i duemila e tremila metri slm.. Si passa in pochi giorni dall’estate all’inverno, dal caldo dei Gobi al gelo notturno delle montagne. Raid impegnativo con soggiorno in tenda e docce gelide ma affascinante per il l’ospitalità offerta nelle dai nomadi nelle gher.
Organizzazione a cura di “Projecting Adventure Cyclism” www.pa-cyclism.com.
Realizzato in AGO-SET2011.

Campo base nella steppa

Scarica i file con tutte le informazioni:

  1. Informazioni tecniche – logistiche - turistiche
  2. Cartina percorso
  3. Tabella km e dislivelli
  4. il Racconto
  5. I simboli della Mongolia

Galleria Immagini

Monaci a Ulan Bataar
Monastero a Ulaan Bataar
Gengis Khaan
Arcobaleni all'alba
"Cavalcando" la steppa
Cammelli alle dune dei Gobi
Cammelli alle dune dei Gobi
Arrivo al campo base dei Gobi
La più alta duna dei Gobi
Dune dei Gobi
Famiglia mongola
Al lago dei mosquito
Sterco per il riscaldamento
Steppa sopra i 2000 metri slm
Attraverso la steppa
Nomadi "moderni"
Al campo base sul fiume
Rifugio nelle gher
Mandria in quota
Uno dei tanti guadi
Guado "fresco"
Penultima tappa
Secondo villaggio in 9 tappe
Ultimi colli
Arrivo a Karakorum
Sosta al monastero di Karakorum
Meditazione all'arrivo










































































... il giorno dopo (commenti)

Pabli
Sono partito con lo stretto indispensabile, il mio mondo era composto da 16 kg di materiali, la bici e solo i miei affetti più cari. Ho vuotato la mente di tutto ciò che era il mio quotidiano e relativi problemi. E’ stata una mossa azzeccata, avevo lo spazio giusto per ricevere ed incamerare il più possibile di questa terra e di questa esperienza.
Cercavo risposte a mie domande e le ho trovate, ho avuto conferme di ciò che è indispensabile e di ciò che non lo è, di quello che è importante e di quello che non lo è, in una parola l’essenzialità.
Basta entrare in contatto con la popolazione, essere ospitati in una qualsiasi gher (tenda nomade) per scoprirne il valore. Imparare cosa vuol dire essere generosi (offrono quello che hanno con grande fierezza) e cosa vuol dire sfruttare al meglio quel poco di cui dispongono (i più fortunati hanno un pannello solare che alimenta una batteria per le poche utenze elettriche, ci si riscalda bruciando lo sterco secco degli animali). 

Qui la vita è molto dura, per tutti, anche per noi che l’abbiamo solo assaggiata alzando la nostra asticella dell’AVVENTURA, fatta di sole scottante, di pioggia, di freddo e anche di gelo, di vento, di docce fredde, di guadi ad altezze “intime”, di fatica, di intestino, di preghiere buddiste, di incontri, di tende montate e smontate sotto la pioggia, ma pur sempre con il sorriso sulle labbra.E qui, o si fa così o è meglio stare a casa. E stare a casa ora è ancora più difficile, se penso che a tre tappe dalla fine vedevo già l’ora di ripartire…

Ora ho negli occhi la notte, mai visto nulla di simile, una volta celeste con le stelle basse sull’orizzonte, tagliata da un capo all’altro dello stesso da una limpidissima via Lattea da togliere il fiato. Confesso che sono rimasto a bocca aperta per un po’ ai piedi delle dune del deserto dei Gobi.

E’ stato un privilegio, e di questo ringrazio tutti, soprattutto chi è rimasto a casa.

P.S. Corriamo corriamo corriamo, tutti i giorni, sempre nello stesso posto, ma Viaggiare apre la mente, fa riflettere, e qualcosa qui possiamo anche farcelo scivolare addosso, il mondo, in fondo gira lo stesso...

Luca
Ciao ragazzi,
lo so che di solito "le dieci righe" sono per i clienti, ma l'esperienza da poco vissuta in Mongolia è stata talmente grande che sento il bisogno di condividerla con voi e con tutti i miei compagni di viaggio.
Parto da lontano, dalla mattina in cui ricevo la chiamata di Willy, il quale mi chiede se sono disponibile a supportare Massimo nella conduzione del viaggio. Nel giro di poche ore ho riorganizzato il mio lavoro e ho confermato la mia disponibilità (dentro di me l'ok è stato istantaneo).
E così si parte, si parte per quei luoghi visti solo nelle fotografie di Carletto (Grazie di cuore Carlèt!!!!). Mi documento, studio le tracce (cosa inutile... Ahahahah!!!), imparo ciò che posso sulla cultura mongola e che Dio me la mandi buona.
Arriva il giorno della partenza, a Malpensa rivedo i Tenaci, pronti alla partenza, check in e VIAAA!!!!!!!

Siamo in Mongolia, un luogo fantastico, un luogo non per tutti, un luogo che è oggi posso dire di sentire un po' mio.... La MIA Mongolia, fatta di cieli che ad ogni pedalata cambiano faccia con le nuvole che si rincorrono spinte da un vento instancabile (No wind??? You are not in Mongolia!), di sole che scotta, di pioggia, di freddo, di vallate immense attraversate da fiumi fragorosi, di aquile che mi volano sulla testa e che sembrano volermi prendere e portare lassù con loro, fatta delle parole scambiate con un giovane Mongolo mentre pedaliamo a 2700 metri immersi in un tappeto di stelle alpine, fatta dagli sguardi dei miei compagni di viaggio, persi come  me in questo mondo magico, fatta di ovoo da omaggiare in cima ad ogni passo pensando a mia moglie e mia figlia, fatta di un gruppo di persone splendide che oggi posso chiamare AMICI, fatta di momenti di solitudine ed intimità estrema in cui i pensieri svaniscono e restano solo le cose che nella vita contano davvero, fatta di piccoli doni che resteranno sempre con me, fatta di tante cose che per elencarle tutte ci vorrebbero settimane...

Concludo qui ringraziando Massimo per avermi aiutato a dare del mio meglio e per la cerimonia di ingresso in Progettoavventura, Willy per avermi dato fiducia, Pabli, Paolo P, Caste, Bob, Jack, Angelo, Carlo, Alessandro, Claudio, Stefano, Sara, Giusi, Paolo T, Ivan, Danilo, Lorenzo, Tira, Rosetta, Miky, Simona e Rasty (credo di non aver dimenticato nessuno) per avere incrociato con me il vostro cammino, Carletto per i consigli e per il supporto (il prossimo lo facciamo insieme neh!), i ragazzi dello staff mongolo per l'assistenza.
Un grazie speciale a mia moglie e mia figlia che anche se lontane migliaia di chilometri sono state con me in ogni momento, ad ogni pedalata.
Vi saluto tutti con un abbraccio e... BEVETE, BEVETE, BEVETEEE!!!! E MI RACCOMANDO LA CREMAAA!!!!!!!

Danilo
La Mongolia mi manca già….sono appena rientrato ma il casino e i ritmi del lavoro già me la fanno rimpiangere.
Un'avventura di 650 km in 9 tappe lungo il deserto del Gobi, la tundra e le foreste (a dire il vero molto rare) della parte centro/sud di questo paese grande 5 volte l'Italia ma con solo 3 milioni di abitanti e una densita di 1,8 persone per km quadrato.
Rimpiango la tranquillità delle vallate, la compagnia, il pedalare per ore nella sola natura in compagnia dei miei pensieri, la bellezza dei visi dei bambini mongoli che esprimono una tranquillità che a fatica si vede nei nostri, purtroppo!
L’unica difficoltà che ho trovato è stata quella di non considerare la MTB come mezzo di divertimento ma come mezzo per esplorare e questo ha un po’ condizionato il mio giudizio iniziale della vacanza.
Ero un po’ sconsolato dalla facilità del percorso e anche dalla monotonia delle prime tappe desertiche ma con il tempo ho imparato ad apprezzare altre cose lasciando l’adrenalina dei single track e delle discese cattive ad altri momenti.